la Diagnosi, il Singolo e molto Altro (Tesi sui DSA)

Nell’ottobre 2018 ho scritto la tesi “la Diagnosi, il Singolo e molto Altro”, con l’intento di descrivere i Disturbi Specifici dell’Apprendimento in ottica Costruttivista.

Di seguito un breve estratto:

 

F: Papà c’è mai stato uno che ha misurato quanto uno sapeva?

P: Oh, sì, spesso. Ma certo non so quale fosse il significato dei risultati. Lo fanno mediante esami e prove e quiz, ma è come cercar di sapere quanto è grande un pezzo di carta gettandogli contro dei sassi.

F: Cioè, come?

P: Voglio dire.. se tu getti dei sassi a due pezzi di carta dalla stessa distanza, e vedi che uno dei due pezzi è colpito più spesso dell’altro, allora probabilmente quello che colpisci di più è più grande dell’altro. Allo stesso modo, in un esame tu getti un sacco di domande agli studenti, e se vedi che colpisci più conoscenze in uno studente che negli altri, allora pensi che quello ne sappia di più. Questa è l’idea.

(G. Bateson, 1977, p.55)

 

L’apprendimento è da sempre oggetto di studio per chi si occupa soprattutto di bambini e giovani adulti.

Piaget è stato uno dei primi a prendere in esame lo sviluppo del pensiero nell’infanzia e nell’adolescenza. Egli “crede che la mente umana sia obbligata a interpretare la realtà, o in altre parole a conoscere, usando certi schemi o principi della mente” (Vianello, 2004). Seguendo la sua teoria, l’apprendimento sembra essere determinato da una sorta di adattamento, che richiede una struttura ben precisa, in cui convertono assimilazione e accomodamento.

Ed è proprio Piaget a fare da ponte rispetto ad una visione costruttivista, nel momento in cui afferma che è il bambino a costruire attivamente il proprio bagaglio conoscitivo, “interpretato” attraverso specifiche strutture cognitive, e che l’esperienza assume un ruolo centrale.

Infatti secondo l’epistemologia costruttivista apprendere è il risultato di una costruzione soggettiva di significato, è quindi individuale, e perciò “non è possibile condividere completamente il senso che si attribuisce ad un concetto, inevitabilmente colorito dall’esperienza personale, ma attraverso la comunicazione si concordano con l’interlocutore le aree di significato di quel concetto che sono compatibili con l’esperienza comune e si lasciano le altre in uno spazio di soggettività e arbitrarietà sulla base dei propri interessi e bisogni.” (Colombo, Varani, 2008 p.12).

Pertanto, penso che un processo di apprendimento dovrebbe avere, oltre a delle fasi predefinite e rigide, anche degli spazi individuali nei quali il giovane può costruirsi il proprio itinerario, le proprie strategie ed i propri obiettivi. In questo modo, proprio lui diventa il centro di una costruzione attiva e l’apprendimento può essere visto in chiave processuale e non come prestazione.